Osservando attentamente tutte le specie viventi, che abitano il nostro pianeta, c’è una sola verità che li accomuna: tutti questi organismi, dal piccolo batterio al selvaggio e maestoso elefante della savana, devono la loro esistenza a delle piccole molecole conosciute con il nome di acido ribonucleico e acido desossiribonucleico.
Si tratta di molecole informazionali. Ossia di molecole che custodiscono, interpretano e riproducono tutte le informazioni contenute al loro interno.
Tecnicamente il DNA immagazzina e tramanda alle successive generazioni tutte le informazioni che possiamo chiamare “VITA”. Questi codici vengono trascritti sotto forma di RNA. Quest’ultimo funziona come un template, uno stampo, per riprodurre le proteine, molecole che possiamo paragonare alla forza lavoro, gli operai, del nostro corpo.
De-ingegnerizzare il DNA è stato il lavoro privilegiato di molti scienziati e ricercatori. Ma oggi lo sguardo è rivolto verso un nuovo traguardo: riprodurre una vita del tutto “aliena”.
Ho usato il termine alieno per sottolineare la volontà di ridurre al minimo le informazioni necessarie, perchè la vita possa perpetrarsi e così realizzare un qualcosa di nuovo. Unire molecole che insieme possano comunicare, coordinarsi, metabolizzare (usare una fonte di energia per trarre le risorse necessarie), crescere e riprodursi.
CHE SIA LA SVOLTA – una notizia molto interessante è quella della sintesi di un DNA a tripla elica. Dalle scuole medie agli approfonditi studi scientifici universitari, tutte quante abbiamo sempre imparato che il DNA è una struttura nella quale due sequenze di nucleotidi si attorcigliano l’uno con l’altro a formare una doppia elica.
Bene, adesso, si è avuta la conferma che delle sequenze oligonucleotidiche possono attorcigliarsi per formare una struttura a tripla elica.
Praticamente attorno ad un DNA, che si sistema nella sua tradizionale e più probabilistica forma B, si associa una piccola sequenza nucleotidica di basi piridiniche. Solo sequenze piridiniche.
Si viene a formare come un sandwich nel quale si hanno due strati esterni di pirimidine ed uno interno di purine.
Il tipo di legame che si viene ad instaurare va sotto il nome di Hoogsteen.
NEL DETTAGLIO – prendiamo come riferimento una base di Timina. Secondo la tradizionale interpretazione del DNA, essa dovrebbe essere legata ad una Adenina. E lo è a tutti gli effetti. Ma, grazie ai legami ad idrogeno di Hoogsteen, si creano altri legami tra una seconda timina (che ricordo essere una base pirimidinica) e la stessa adenina impegnata precedentemente. La nuova timina fa parte di una sequenza più o meno lunga oligonucleotidica, nella quale gli attori sono ESCLUSIVAMENTE pirimidine.
TRIPLA ELICA E TUMORI – nella prefazione abbiamo specificato quale sia l’importanza del DNA come biblioteca genetica. Una volta che si riesce a sintetizzare una catena pirimidinica, che combaci perfettamente alla corrispondente sequenza della catena di DNA a doppia elica, non resta che mettere i due attori vicini ed aspettare che si uniscano mediante ponti ad idrogeno.
Ma cosa cambia a seguito di questo legame?
A seguito della formazione della tripla elica, si va a silenziare una molecola di DNA. Questa non verrà più correttamente riconosciuta e trascritta.
Se non viene trascritta, l’intero processo di duplicazione verrà interrotto.
FACILE COME SEMBRA? – purtroppo non tutto è facile come sembra ed ancora non si è riusciti a veicolare in maniera selettiva e specifica l’azione di un eventuale farmaco antitumorale su un paziente.
Proprio per questo gli sforzi dei ricercatori sono orientati sulla veicolazione. Processo che potrebbe portare un giorno all’uso di questi farmaci in modo che possano raggiungere eventuali cellule tumorali presenti nel fegato o selettivamente nei polmoni o nel cervello.